sabato 6 gennaio 2018

I RISCHI DELLA VISIONE ARTIFICIALE

Il continuo progresso scientifico e industriale ha portato nel tempo alla scomparsa di alcune professioni perché il lavoratore è stato sostituito da un processo meccanico più preciso, efficiente e meno costoso. Questa realtà storica infuso in molte persone la paura che un giorno i robot possano "rubare" il lavoro agli umani.

Oggetto di questa paura sono anche i sistemi di visione artificiale, infatti questi hanno già sostituito l'uomo in quasi tutti i compiti che riguardano il controllo della qualità; ad esempio: alcuni controlli sulle superfici o sulle condizioni dei materiali; il posizionamento dei pezzi d'assemblaggio; il confezionamento delle carni e tante altre operazioni di precisione.

Il prossimo lavoro che potrebbe scomparire in un futuro prossimo è quello del tassista,se verranno effettivamente sviluppate auto intelligenti capaci di guidare da sole, non avrà più senso pagare una persona per portarti in un posto.

Però questo ipotetico futuro dove le macchine sostituiranno l'uomo nel lavoro non è per forza un'idea distopica. Secondo Johann Rupert, miliardario CEO della Compagnie Financiere Richemont e tra i principali teorici del FALC, la “disoccupazione strutturale” dovuta all’avvento delle macchine intelligenti dovrebbe essere interpretata non come un problema, ma come un’opportunità per concepire una società dove si lavora molto meno, ma si possiede molto di più.

In altre parole, l’automazione intelligente potrebbe portarci a ripensare l’intero sistema economico e sociale su cui ci basiamo, eliminando, per la prima volta, il concetto di lavoro come necessità.
In un mondo post-lavoro, potremmo ripensare alla produzione automatizzata in funzione delle persone anziché del profitto come sostiene, per esempio, la teoria emergente del Fully automated luxury communism

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